di Antonio Spampinato
È passato un anno dall’entrata in vigore della legge con cui Mario Monti, con l’obiettivo di ridurre il costo delle polizze, ha permesso alle compagnie assicurative di tagliare drasticamente i risarcimenti legati agli incidenti automobilistici. Ma mentre i bilanci delle assicurazioni hanno ritrovato il sorriso grazie al bel regalo del premier uscente, gli automobilisti stanno cercando di capire perché in Italia la loro Rc costa ancora il doppio rispetto al resto d’Europa.
Circa l’80% dei risarcimenti pagati dalle compagnie di assicurazione riguardano incidenti automobilistici e circa l’80% di questi rientrano, per fortuna, sotto il capitolo “danno biologico di lieve entità”. O meglio, rientravano. Perché dal 24 marzo del 2012, vale a dire il giorno dopo dell’entrata in vigore del nuovo regolamento istituito dalla legge Monti numero 27, le assicurazioni hanno praticamente cancellato il risarcimento per le “lesioni micropermanenti”, come il colpo di frusta, facendo la felicità dei loro azionisti.
La legge di cui sopra prevede infatti che le lesioni di lieve entità, entro i nove punti di invalidità, non vengano risarcite se non provate da un esame strumentale. Non basta più la dichiarazione del pronto soccorso o del medico per diagnosticare un colpo di frusta, ci vuole anche una radiografia o una tac. La legge in realtà ci mette del suo per creare un po’ di confusione perché in un altro passaggio sottolinea come il danno debba essere risarcito «solo a seguito di riscontro medico legale da cui risulti visivamente o strumentalmente accertata l’esistenza della lesione». Riscontro visivo «o» strumentale. Ma molte compagnie hanno ordinato alla rete dei liquidatori e ai propri medici legali di non ammettere a risarcimento chi non presenti una «constatazione visiva» e un esame strumentale. Una «o» è diventata «e», il gioco è fatto.
Per il colpo di frusta, lesione particolarmente difficile da dimostrare, viene poi usata la “strategia zero”. Anche se provato con un esame strumentale, diverse compagnie valutano l’invalidità con il punteggio minimo, cioè zero.
Ma allora gli avvocati che ci stanno a fare? E qui si apre un altro capitolo che porta la strategia delle assicurazioni, qualunque essa sia stata, a essere vincente. Anni fa, il riconoscimento stragiudiziale di un colpo di frusta medio, medio-basso, intorno ai due punti di invalidità, poteva essere risarcito fino a 5.000 euro, più i danni morali. La compagnia doveva poi pagare anche la parcella dell’avvocato della controparte, il 10% dell’importo complessivo liquidato. Dall’entrata in vigore del risarcimento diretto, l’avvocato se lo paga il cliente, che ci pensa due volte prima di mettere a budget la spesa. Oggi i due punti di invalidità vengono mediamente liquidati intorno a 1.000-1.400 euro. All’avvocato va sempre il 10% ma il cliente lo deve sottrarre dall’importo ottenuto. In altre parole, coinvolgere un avvocato per farsi riconoscere dalla compagnia un risarcimento così esiguo può non invogliare né il professionista né il cliente (che se non ottiene nulla deve ugualmente pagare la parcella). Per questo molte assicurazioni ci provano a valutare comunque zero l’invalidità permanente per il colpo di frusta.
Un capo ispettorato sinistri del Nordest di cui abbiamo la possibilità di riportare testimonianza, sostiene che su 1.200 offerte a zero punti o poco più, le cause fatte dai danneggiati sono ormai solo un centinaio. Secondo l’Osservatorio sul danno alla persona della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, dall’entrata in vigore della legge Monti c’è stato un crollo delle sentenze che riguardano proprio i danni biologici di lieve entità. Dal database dell’Osservatorio, in cui però confluiscono le pronunce già scremate a monte, risultano 50 sentenze specificatamente dedicate al colpo di frusta negli ultimi 10 anni fino all’entrata in vigore della legge, nessuna da allora a oggi. E di queste 50, 48 puniscono le compagnie a vantaggio dell’assicurato.
Nei blog dedicati all’argomento, spesso tenuti da avvocati, la rabbia sul metodo utilizzato per sbarazzarsi delle pratiche relative alle microlesioni, è ampiamente documentato. Avremmo voluto aggiungere a questa valutazione «sul campo» dati statistici che confermassero il fenomeno e per questo ci siamo rivolti sia all’associazione delle assicurazioni, l’Ania, sia direttamente a tre compagnie. Ma sperare di ottenere dati disaggregati sui risarcimenti è impresa ardua. Ciò che invece abbiamo ottenuto è una conferma “off the records” del trend sopra descritto.
Certo, l’Italia aveva tra i più alti tassi di risarcimenti stragiudiziali per queste microlesioni. E in molti ci marciavano. Tanto che, quando uscì la notizia sui prezzi italiani dell’Rc doppi rispetto a quelli dell’Europa, le compagnie risposero che doppi erano i risarcimenti e i tentativi di frode. Crollati i risarcimenti, dovrebbero però crollare anche i prezzi delle polizze.
L’ex presidente della Federal Reserve, Alain Greenspan, ha basato per anni la politica monetaria degli Usa sulla ferma convinzione che le banche avessero la naturale capacità di autoregolamentarsi, favorendo così il mercato. I risultati li stiamo piangendo ancora oggi. Monti sembra aver fatto la stessa pensata sulle compagnie assicurative. Al momento, sembrerebbe, a esclusivo loro vantaggio.
Articolo del 13 Marzo 2013, tratto da www.liberoquotidiano.it