12 settembre 2014 è stato poi pubblicato in Gazzetta Ufficiale il testo del decreto-legge in questione: si tratta del d.l. n. 132/2014 che, dunque, il giorno seguente è entrato in vigore.
Il nuovo intervento normativo d’urgenza vuole, tra l’altro, introdurre nell’ordinamento “disposizioni idonee a consentire, da un lato, la riduzione del contenzioso civile, attraverso la possibilità del trasferimento in sede arbitrale di procedimenti pendenti dinanzi all’autorità giudiziaria, d’altro lato, la promozione, in sede stragiudiziale, di procedure alternative alla ordinaria risoluzione delle controversie nel processo”[2]. In particolare, la risoluzione dei conflitti e delle controversie in via stragiudiziale viene favorita dall’introduzione di un nuovo istituto: la procedura di negoziazione assistita da un avvocato.
Alla disciplina della c.d. negoziazione assistita è dedicato l’intero capo II del decreto legge in commento (capo, appunto, rubricato “procedura di negoziazione assistita da un avvocato”)[3].
In merito a tale nuovo istituto, sulla base di una prima lettura dello schema del decreto legge in parola è possibile, in via generale, osservare quanto segue[4].
La finalità della negoziazione assistita è “risolvere in via amichevole”[5] una controversia civile: si tratta quindi a tutti gli effetti di uno strumento di ADR (alternative dispute resolution), volto a veicolare la trattazione di parte delle controversie destinate ad essere oggetto di un provvedimento giurisdizionale fuori dalle aule giudiziarie.
La c.d. negoziazione assistita si inserisce quindi all’interno del complessivo sistema di gestione dei conflitti civili, anche se esternamente al processo civile, sebbene vi siano – come si esporrà – diversi punti di contatto tra questo e la nuova procedura di ADR.
NOZIONE
La procedura di negoziazione assistita consiste essenzialmente nella sottoscrizione da parte delle parti in lite di un accordo (c.d. convenzione di negoziazione)[6] mediante il quale esse convengono di cooperare[7] per risolvere in via amichevole una controversia vertente su diritti disponibili tramite l’assistenza degli avvocati, nonché nella successiva attività di negoziazione vera e propria, la quale può portare al raggiungimento di un accorso che, sottoscritto dalle parti e dagli avvocati che le assistono, costituisce titolo esecutivo e per l’iscrizione di ipoteca giudiziale[8].
Due sono le ipotesi di negoziazione assistita previste dal nuovo intervento normativo: procedura facoltativa (o volontaria) e procedura obbligatoria (prevista dall’art. 3).
Molte delle disposizioni dettate in merito alla disciplina del nuovo istituto ricalcano quanto previsto dal legislatore in merito al procedimento di mediazione di cui al d.lgs. n. 28 del 2010; ciò, in particolare, con riferimento ai rapporti tra la procedura di ADR e processo civile[9].
Vi sono poi alcune disposizioni specifiche dettate, sempre con riferimento alla c.d. negoziazione assistita, in tema di famiglia (art. 6: separazione personale dei coniugi, cessazione degli effetti civili, scioglimento del matrimonio, modifica delle condizioni di separazione o di divorzio) e lavoro (art. 7: diritti del prestatore di lavoro).
PROCEDIMENTO
Questo, in generale, l’iter procedimentale disegnato dal legislatore d’urgenza. Per le peculiarità della procedura obbligatoria di cui all’art. 3 si rimanda invece al paragrafo successivo.
All’atto del conferimento dell'incarico, ciascun avvocato deve informare il proprio cliente della possibilità di ricorrere alla convenzione di negoziazione assistita[10].
La parte sceglie di provare la nuova procedura e il legale formula alla controparte un invito a stipulare una convenzione di negoziazione.
Oggetto dell’invito.
Esso deve[11]:
Effetti dell’invito[13].
Dal momento della comunicazione dell’invito (ovvero della sottoscrizione della convenzione) si producono sulla prescrizione gli effetti della domanda giudiziale. Dalla stessa data è impedita, per una sola volta, la decadenza, ma se l’invito è rifiutato o non è accettato entro 30 giorni[14], la domanda giudiziale deve essere proposta entro il medesimo termine di decadenza decorrente dal rifiuto, dalla mancata accettazione nel termine ovvero dalla dichiarazione di mancato accordo certificata dagli avvocati.
È l’accordo mediante il quale le parti convengono di “cooperare in buona fede e con lealtà” per risolvere in via amichevole la controversia tramite l’assistenza di avvocati[15].
In particolare, quanto alla redazione della convenzione di negoziazione occorre precisare che, norma dell’art. 2, essa:
Sul punto va sottolineato come l’assistenza degli avvocati sia, quindi, obbligatoria (ciò, in particolare, con riferimento all’efficacia esecutiva dell’accordo, nonché alla disciplina della negoziazione assistita obbligatoria di cui all’art. 3) e, d’altronde, tale requisito costituisce – già alla luce del nome che il legislatore dà al nuovo istituto (“procedura di negoziazione assistita da un avvocato”) uno degli elementi essenziali e caratterizzanti lo strumento di ADR in questione[17].
Lealtà. Nell’attività volta a risolvere in via amichevole la controversia, gli avvocati e le parti sono tenute a comportarsi con lealtà[18]. Riservatezza. Agli avvocati e alle parti è fatto obbligo di tenere riservate le informazioni ricevute.
In particolare[19]:
Lo svolgimento della negoziazione può portare, come ovvio, ad un risultato positivo o negativo.
NEGOZIAZIONE ASSISTITA OBBLIGATORIA
Il legislatore d’urgenza ha anche previsto un’ipotesi di negoziazione assistita obbligatoria, sulla scorta di quanto già previsto in tema di c.d. mediazione obbligatoria, replicando sostanzialmente parte delle disposizioni ivi previste[23].
Ambito di applicazione.
Sussiste l’obbligo di invitare, tramite l’avvocato, l’altra parte a stipulare una convenzione di negoziazione assistita per chi intenda[24]:
Disciplina.
In tali casi, l’esperimento del procedimento di negoziazione assistita è condizione di procedibilità della domanda giudiziale[27].
L’improcedibilità deve essere eccepita dal convenuto, a pena di decadenza, o rilevata d'ufficio dal giudice, non oltre la prima udienza[28].
Il giudice, quando rileva che la negoziazione assistita è già iniziata, ma non si è conclusa, fissa la successiva udienza dopo la scadenza del termine previsto dalle parti nella convenzione stessa per la durata della procedura di negoziazione. Come detto, infatti, a norma dell’art. 2, comma 3, la convenzione di negoziazione va conclusa per un periodo di tempo determinato dalle parti nella convenzione stessa, fermo restando il termine di cui al comma 2, lett. a), secondo cui il termine concordato dalle parti per l’espletamento della procedura non può essere inferiore a un mese.
Se invece la negoziazione non è stata esperita, il giudice assegna alle parti il termine di 15 giorni per la comunicazione dell’invito a stipulare la convenzione e, contestualmente, fissa la successiva udienza dopo la scadenza del termine previsto dalle parti nella convenzione stessa (cui prima si è appena accennato).
La condizione di procedibilità si considera avverata se l’invito non è seguito da adesione o è seguito da rifiuto entro 30 giorni dalla sua ricezione ovvero quando è decorso il periodo di tempo previsto dalle parti nella convenzione per la durata della procedura di negoziazione.
Esclusioni.
Tale disciplina non trova applicazione:
Inoltre, l’obbligatorietà dell’esperimento del procedimento di negoziazione assistita “non preclude la concessione di provvedimenti urgenti e cautelari, né la trascrizione della domanda giudiziale”[29].
Costi.
Data l’obbligatorietà dell’assistenza del legale, sarà a carico delle parti il compenso per la prestazione professionale fornita dall’avvocato tuttavia, in caso di negoziazione assistita obbligatoria, all’avvocato non è dovuto il compenso dalla parte che si trova nelle condizioni per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato[30].
Entrata in vigore.
La disciplina della negoziazione assistita obbligatoria acquista efficacia decorsi 90 giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione.
FAMIGLIA
Come accennato, nel nuovo intervento normativo sono previste anche disposizioni specifiche dettate, sempre con riferimento alla c.d. negoziazione assistita, in tema di famiglia e lavoro.
In materia di famiglia, in particolare, l’art. 6 dispone che la convenzione di negoziazione assistita da un avvocato può essere conclusa (si tratta quindi di un’ipotesi, sebbene tipizzata, di negoziazione assistita facoltativa) nelle controversie tra coniugi.
Ambito di applicazione.
Ciò in particolare, al fine di raggiungere una soluzione consensuale[31]:
Esclusioni.
È esclusa tale possibilità in caso di presenza di[32]:
Effetti.
Svolgendo la procedura di negoziazione assistita, nel caso venga raggiunto l’accordo, esso produce gli effetti e tiene luogo dei provvedimenti giudiziali che si sarebbero dovuti adottare per definire le controversie sopra ricordate[33].
In tal caso, l’avvocato della parte è obbligato a trasmettere, entro il termine di 10 giorni, all’ufficiale dello stato civile del Comune in cui il matrimonio fu iscritto o trascritto, copia, autenticata dallo stesso, dell’accordo munito delle certificazioni di cui all’art. 5 del decreto legge in questione[34].
Il nuovo intervento normativo inserisce inoltre alcune modifiche al d.P.R. 3 novembre 2000, n. 396 in tema di ordinamento, disponendo che:
LAVORO
Da ultimo si segnala che con il nuovo intervento d’urgenza in tema di conciliazione avente per oggetto diritti del prestatore di lavoro si inserisce una modifica all’articolo 2113 c.c., comma 4, prevedendo che quanto ivi previsto in tema di invalidità ed impugnazione delle rinunzie e transazioni che hanno per oggetto diritti del prestatore di lavoro non si applica, oltre che alla conciliazione intervenuta ai sensi degli articoli 185, 410, 411, 412-ter e 412-quater del codice di procedura civile, anche alla conciliazione “conclusa a seguito di una procedura di negoziazione assistita da un avvocato”[38].
Fonte www.altalex.com