20/02/2007

Il clima cambia e le assicurazioni tremano

Inverno torrido al sud. Devastanti cicloni al nord. Europa e Stati Uniti ormai stanno accusando il colpo degli effetti del riscaldamento globale. E le assicurazioni fanno i conti di questo disastro ambientale. Le compagnie registrano infatti un aumento dei danni legati ai fenomeni climatici estremi. Già da tempo le maggiori assicurative internazionali diffondono dati e rapporti che meritano di essere presi in considerazione.
Secondo Munich Re, le perdite totali del settore assicurativo su base annua sono passate da una media dai 4 miliardi degli anni ottanta ai 40 miliardi degli anni novanta, con un picco di 225 miliardi nel 2005. Secondo la compagnia assicurativa Swiss Re le perdite dovute a tempeste invernali, come quella causata dal ciclone Kyrill, sono attualmente pari a 2,6 miliardi di euro in Europa. Tra 80 anni si potrà raggiungere quota 3,5 miliardi di euro. Questo metterà a dura prova la capacità delle assicurazioni di far fronte ai rischi dei cambiamenti climatici.
Per fermare il riscaldamento globale bisogna che i Paesi industrializzati abbattano le proprie emissioni del 30 per cento al 2020 e di oltre il 60% al 2050. L’Italia è in colossale ritardo nel rispetto degli obblighi di Kyoto e delle rinnovabili.
La soluzione è nell’efficienza energetica e nello sfruttamento delle fonti rinnovabili. Il 34% dell’energia mondiale potrà arrivare dal vento entro il 2050. Il vento permetterà di "risparmiare", ossia di non emettere in atmosfera, ben 110 miliardi di tonnellate di CO2 da qui al 2050, pari alle emissioni di anidride carbonica dell’intera Europa in circa 25 anni. Anche il solare fotovoltaico è in forte crescita e fornirà energia a oltre un miliardo di famiglie nel mondo entro il 2025, creando 2 milioni di nuovi posti di lavoro già nel 2020.