I grandi giornali e i talk show televisivi non se ne sono quasi accorti, ma dal 2 aprile entrerà in vigore il decreto legislativo sulla depenalizzazione dei reati minori che rischia di allargare in modo drammatico la frattura tra lo stato e la gente comune.
Molto spesso chi subirà un furto, uno scippo, una minaccia, una truffa, una frode informatica, non avrà più nessuno
a cui rivolgersi per ottenere giustizia.
D’altro canto, il ladro, il truffatore,il bullo, lo scippatore, si rallegreranno del fatto che, anche se scoperti, non dovranno
più rispondere dei loro atti.
Nella giustizia penale entra il diritto di essere perdonati.
L’Italia, insomma, si candida a diventare il paese dei bengodi, ma per solo per i disonesti.
In altri termini, la giustizia penale rinuncia, anche formalmente, a dare risposte concrete alle istanze di sicurezza,
di giustizia, di prevenzione, che arrivano dalle fasce più esposte della popolazione,dalle periferie delle grandi città, dalle
piccole imprese.
Non che adesso chi subisce un furto o un’aggressione fisica da parte di un vicino di casa manesco vada a fare la
denuncia con la speranza che qualcuno si dia da fare per ottenergli giustizia, ma sapere che la denuncia si trasformerà
automaticamente in una sentenza di proscioglimento del reo nel caso questo venisse identificato è certamente
deprimente.
Resteranno insomma impuniti reati come truffa, violazione di domicilio, danneggiamento, raggiro,invasione di edifici, furto, frode assicurativa, intercettazione di telefonate falso in bilancio, corruzione, aggiotaggio,e la maggior parte degli ecoreati.
Ci si potrebbe chiedere che senso ha versare la metà dei propri redditi allo stato sotto forma di imposte quando questo si dichiara impotente a perseguire quei comportamenti che, anche se non finiscono nei telegiornali, turbano non poco la
vita quotidiana delle persone oneste.
Il messaggio che lo stato sta lanciando ai cittadini italiani è desolante:arrangiatevi.
Nella relazione di accompagnamento al decreto legislativo sulla depenalizzazione dei reati minori, si insiste naturalmente sulla opportunità di sostituire la tutela penale con quella civile, cioè con la possibilità per la parte offesa di ottenere il risarcimento economico del danno subito. Ma si tratta di una tutela del tutto virtuale.
Perché un processo civile ha esiti incerti e tempi e costi tali da scoraggiare la maggior parte delle vittime. Senza contare che molto spesso l’autore del reato potrebbe essere poco o nulla solvibile, quindi una eventuale condanna si trasformerebbe nell’ennesima beffa per la vittima.
In ogni caso verrà a mancare il pungolo che, spesso, la sentenza penale di condanna costituiva in ordine al risarcimento del danno fissato in sede civile (per esempio quando il patteggiamento viene subordinato al risarcimento).
L’obiettivo che certamente sarà raggiunto dalla depenalizzazione sarà lo svuotamento (temporaneo)
delle carceri.
E delle scrivanie dei magistrati, che così potranno dedicarsi a perseguire con maggior cura i reati più
gravi (o politicamente più intriganti).
Articolo tratto da www.italiaoggi.com